Burnout, DPTS e Covid-19 negli operatori sanitari
Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
Sulla base di ricerche aggiornate e del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali , 5a edizione e Classificazione internazionale delle malattie , 11a revisione, in questo articolo si parla dei disturbi psicologici associati e delle esperienze che possono sorgere in relazione a COVID-19.
Introduzione
L’esperienza della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nel 2019/2020 ha avuto un impatto molto forte sui sistemi ospedalieri e sul personale sanitario. Durante la pandemia sono emersi molti casi di tragici decessi dovuti a suicidio. Di conseguenza, l’attenzione al benessere degli operatori sanitari (HCP) in tutto il mondo è diventata fondamentale per supportare e monitorare adeguatamente la situazione.
Alcuni studi hanno identificato le problematiche che si sono rivelate in questo periodo e che hanno contribuito all’affaticamento fisico e mentale degli operatori sanitari:
(1) risorse limitate degli ospedali,
(2) minaccia di esposizione al virus come rischio professionale aggiuntivo,
(3) turni più lunghi,
(4) interruzioni del sonno,
(5) scarso equilibrio tra lavoro e vita privata,
(6 ) dilemmi riguardanti i doveri verso i pazienti e la paura di essere esposti al virus infettando i membri della famiglia,
(7) trascuratezza dei bisogni personali e familiari con un aumento del carico di lavoro
(8) mancanza di comunicazione sufficiente e informazioni aggiornate.
Una intervista sui rapporti familiari
Gli operatori sanitari sono un gruppo demografico particolarmente suscettibile, data la natura della loro professione e dell’ambiente di lavoro, quindi la prevalenza di burnout in questo gruppo è costantemente alta.
La prevalenza dei sintomi associati a burnout riguarda ansia, depressione, minore soddisfazione e qualità dell’assistenza, così come disturbo post traumatico da stress e aumento del tasso di suicidio.
È quindi necessario considerare la situazione psicologica di base degli operatori sanitari, date le situazioni potenzialmente traumatizzanti a cui possono essere esposti durante il COVID-19.
Precedenti studi che hanno esaminato gli impatti psicologici dell’epidemia da sindrome respiratoria acuta grave (SARS), in tutto il mondo hanno rilevato un maggior rischio di PTSD e un aumento complessivo dei disturbi di salute mentale durante e dopo l’epidemia tra la popolazione, nonché tra gli operatori sanitari.
I cinesi sono stati tra i primi a condurre studi che confrontavano gli operatori sanitari impegnati in prima linea con gli operatori sanitari che lavoravano nei loro reparti abituali, utilizzando il Maslach Burnout Inventory – Medical Personnel (MBI-MP).
I risultati inaspettati di questi studi suggeriscono che la frequenza di burnout è significativamente inferiore nei lavoratori in prima linea rispetto a quella degli operatori sanitari nei loro reparti abituali: questo fa pensare che affrontare direttamente il virus in prima linea porti un maggiore senso di controllo della situazione e di controllo sul posto di lavoro. La motivazione che ne scaturisce per l’impegno che richiede, riduce le possibilità di insorgenza di burnout.
Ovviamente non tutte le esperienze sono uguali per ogni individuo; molto varia in base al livello di esposizione negli ospedali all’interno di ogni città, cultura e paese.
In ogni caso, è importante che gli ospedali provvedano ai bisogni fisiologici fondamentali degli operatori sanitari. Ciò comporta la fornitura di un’alimentazione adeguata, assicurandosi che le rotazioni / orari siano rispettati per un riposo sufficiente e per limitare il possibile sovraccarico di lavoro che è un noto fattore scatenante per il burnout, nonché dispositivi di protezione come le mascherine per garantire la protezione dalle infezioni.
Inoltre, è importante fornire supporto psicologico in loco, in un ambiente confortevole, come quello che può offrire una terapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma (CBT) specialmente se somministrata sotto la forma di terapia di gruppo.
Il sostegno sociale tra pari è stato identificato come un importante fattore protettivo contro l’impatto del trauma e il benessere mentale generale. Quindi, i programmi di supporto tra pari che forniscono informazioni sui potenziali effetti psicologici che possono verificarsi in tali momenti, hanno uno scopo psicoeducativo importante durante la pandemia.
Altre forme di prevenzione sono le attività di auto-cura psicoemotiva. È necessario, in tempo di pandemia, pensare di trattare stress e traumi e sviluppare strumenti psicologici per gli operatori sanitari intesi a proteggere dal disturbo post traumatico da stress: non solo la prima linea, ma tutti gli operatori sanitari.
È importante progettare programmi per alleviare lo stress acuto da eventi in corso, concentrarsi sulla stabilizzazione e sulla formazione dei sintomi e rielaborare i ricordi del trauma. Alcune ricerche suggeriscono l’uso di micro-pratiche psicologiche fondate sulla terapia cognitivo comportamentale e sulle pratiche di consapevolezza, con lo scopo di gestire i sintomi di esaurimento emotivo e spersonalizzazione.
Consapevolezza, pratiche di gratitudine, terapia cognitivo comportamentale, lavoro sull’immaginazione e sui traumi, psicoeducazione attraverso letture di testi si sono dimostrati particolarmente efficaci per gestire stress e burnout durante la pandemia.
Dr. Walter La Gatta
Fonte: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7367798/
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