Asfissia autoerotica: il prezzo più alto per il piacere
Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta
L’asfissia autoerotica è una pratica sessuale in cui una persona limita intenzionalmente l’apporto di ossigeno al cervello per intensificare il piacere durante la masturbazione. Questa pratica è estremamente pericolosa, in quanto può portare a perdita di controllo, lesioni cerebrali o persino morte accidentale a causa della mancanza di ossigeno. Cerchiamo di saperne di più.
Cosa è l’asfissia autoerotica?
Si tratta di una parafilia di tipo masochistico, che può avere conseguenze letali. Viene chiamata anche asfissiofilia.
Perché viene praticata?
Perché la deprivazione di ossigeno induce un’eccitazione sessuale.
Da quanto tempo viene praticata?
Già prima del 1600 si era a conoscenza che l’impiccagione poteva causare erezione ed aiaculazione, tanto che si era pensato che questa pratica potesse rivelarsi utile nella cura delle disfunzioni erettili... Di questo collegamento, fra impiccagione e sessualità, se ne parla nei libri del Marchese De Sade, Melville, Giono e Becket.
Quanto è frequente?
Non si hanno molti dati a disposizione sulla frequenza di questa parafilia, perché essa viene spesso scambiata per suicidio.
Questo per due motivi:
- il primo è che chi descrive la scena della morte non sempre è a conoscenza di questo genere di autostimolazione erotica;
- il secondo è che i parenti, rendendosi conto che il loro congiunto è morto per cause relative alla sua vita sessuale, cercano di far sparire subito tutti i materiali che potrebbero ricondurre alla vera causa della morte. (Es. materiale pornografico, oggetti per travestitismo, feticismo, masochismo).
Le stime del tasso di mortalità per asfissia autoerotica vanno da 250 a 1000 decessi all’anno negli Stati Uniti. In una revisione di tutti i casi pubblicati sui decessi autoerotici dal 1954 al 2004, Hucker ha scoperto che i praticanti di asfissia autoerotica erano prevalentemente maschi caucasici.
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Riguarda più gli uomini o le donne?
Secondo uno studio del 1990 (Byard, Hucker, Hazelwood) muoiono 1000 uomini contro 20 donne per questa pratica.
Quali sono le sensazioni che provoca?
Il mancato apporto di ossigeno al cervello può causare euforia ipossica, che comporta sensazioni di euforia, leggerezza, diminuzione delle inibizioni, stordimento ed incremento delle sensazioni relative alla masturbazione e all’orgasmo.
Quali sono i problemi legati a questa pratica?
Il problema più serio è che questa pratica può portare alla morte, a causa dell’incapacità della vittima, di utilizzare i sistemi di protezione. Inoltre, la ripetizione di questa pratica comporta l’assuefazione alle sensazioni piacevoli, spingendo il soggetto ad accrescere la pericolosità delle sue pratiche, per provare maggiore piacere.
Come viene messa in atto tale pratica?
Myers et al., (2008) riportano varie modalità d’uso: utilizzo di lacci o corde, sacchetti di plastica, compressione del torace, strumenti da soffocamento, immersione della testa in liquidi, inalazioni di sostanze chimiche, impiego di maschere che impediscono la respirazione.
L’asfissiofilia è legata anche ad altre parafilie?
Si, può essere accompagnata da altre parafilie come la schiavitù e il travestitismo e una vasta gamma di accessori che stimolano il dolore, indumenti intimi femminili, bondage, serrature, riviste pornografiche e articoli in gomma.
Quali sono le fantasie legate alla asfissia autoerotica?
Gli studi sui sopravvissuti all’asfissiofilia indicano che quasi tutti gli individui fantasticano su scenari masochistici mentre si impegnano in pratiche di asfissia.
Come viene classificata questa pratica sul piano diagnostico?
L’ asfissia autoerotica (detta anche Asfissiofilia o AEA) è elencata nel DSM-5 come un Disturbo Parafilico non Altrimenti Specificato e associata al Disturbo da Masochismo Sessuale.
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Come cercano di salvarsi la vita coloro che praticano questo tipo di asfissia?
Gosink e Jumbelic (Autoerotic Asphixiation in a Female, The American Journal of Forensic Medicine and Pathology, 21, 2000) sottolineano che il decesso per asfissia deve essere considerato un incidente, perché sulla scena della morte vengono quasi sempre ritrovati sistemi di protezione aventi lo scopo di evitare un esito letale.
La stragrande maggioranza, infatti, non intende uccidersi per cui cerca di evitare situazioni che potrebbero essere letali. Ad esempio, si può decidere di impiccarsi a media altezza, in modo da potersi alzare e fermare lo strangolamento. Il problema è che si può diventare così deboli e disorientati dalla mancanza di ossigeno da non riuscire a togliersi il nodo dal collo, o alzarsi.
Come si identifica un caso di asfissia autoerotica?
Nel libro Autoerotic Fatality, pubblicato nel 1983, dall’agente dell’FBI Hazelwood, dallo psichiatra Park Dietz e dalla dott.ssa Ann Burgess vengono delineati i criteri per diagnosticare correttamente la morte accidentale autoerotica (AAD):
Per identificare i casi di asfissia autoerotica occorre tener conto di sei criteri fondamentali:
1. Evidenza di asfissia, prodotta da lacci, corde o cinture;
2. Elementi che provino un meccanismo di auto-protezione che non ha funzionato;
3. Evidenza di attività sessuale solitaria;
4. Evidenza di ausili per la fantasia sessuale;
5. Evidenza di pratiche autoerotiche pericolose precedenti;
6. Nessun intento suicida apparente
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Cosa spinge una persona a queste pratiche?
A parte il piacere, si pensa che il soggetto voglia soddisfare bisogni psicologici relativi a sensazioni forti, legate alla ricerca del rischio, a fantasie masochistiche, a desideri di espiazione purificatrice.
Come si scopre questa pratica?
In genere in modo casuale, per esempio durante pratiche erotiche di tipo masochistico, ma anche tramite consigli dati da amici o letture su riviste mediche o pornografiche, internet, films o televisione.
Può essere anche un gioco di coppia?
Si, alcune coppie lo incorporano nel gioco di schiavitù, dominazione e sadomasochismo (S&M), avendo la sensazione che sia un gioco sicuro in quanto c’è qualcuno che può tagliare la corda. Purtroppo molti casi letali dimostrano che non è così: uno dei pericoli dell’asfissia sessuale, infatti, è che può scatenare un infarto. Quindi si può morire, anche se il partner riesce ad allentare il cappio.
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Quali sono i segnali d’allarme?
Segni sul collo, interesse per le parafilie, in particolare masochismo, travestitismo, feticismo, bondage, ecc.), occhi arrossati, mal di testa e consuetudine a chiudersi a chiave in camera (Jenkins, 2000). Inoltre: presenza di abiti del sesso opposto, pornografia nella camera da letto, corde corte sotto il letto, corde imbottite, cravatte legate in strani nodi.
A che età possono esservi le prime esperienze?
Le prime manifestazioni di asfissia autoerotica possono essere i cosiddetti “giochi di soffocamento” tra i bambini in età scolare.
Vi sono terapie efficaci?
Si sono mostrati efficaci:
- Le terapie comportamentali comprendenti l’utilizzo della desensibilizzazione sistematica e l’insegnamento di strategie di coping (Haydn-Smith e coll., Behavioural Treatment of life threatening masochistic aspyxiation: a case studY, British Journal of Psychiatry, 150, 1987);
- Interventi multidisciplinari focalizzati sulle risorse sociali, sulla famiglia e sull’ambiente (Williams, Phillips e Ahmed, Assessment and Management of auto-erotic asphyxiation in a young man with learning disability: a multidisciplinary approach to intervention; British Institute of Learning Disabilities, British Journal of Learning Disabilities, 28, 2000);
- Programmi comportamentali basati sullo shaping e modeling e psicoeducazionali (Thompson e Beail, The treatment of autoerotic asphyxiation in a man with sever intellectual disabilities: the effectiveness of a behavioural and educational programme. Journal of Applied Research in Intellectual Disabilities, 15, 2002);
- Programmi comportamentali di esposizione ai pensieri proibiti attivanti il comportamento compulsivo (Martz, Behavioural Treatment for a female engaging in autoerotic asphyxiation, Clinical Case Studies, 2, 2003)
Vi sono trattamenti farmacologici adeguati?
Fra i trattamenti farmacologici, sembra che buoni risultati si siano ottenuti attraverso il carbonato di litio (Cesnik e Coleman, use of lithium carbonate, in the treatment of autoerotic asphyxia, American Journal of Psychotherapy, 43, 1989).
Dr. Walter La Gatta
Immagine: https://www.healio.com/psychiatry/journals/psycann/2015-6-45-6/%7B767218dd-9d9c-4e11-8e58-206c66c468c9%7D/distinguishing-suicidal-attempt-from-autoerotic-asphyxiation
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
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