Anna Frank, la ragazza che voleva vivere
Un giorno d’agosto del 1944, quattro poliziotti tedeschi e olandesi entrarono nel magazzino di Prinsengracht ad Amsterdam, al 263 per cercare una famiglia di ebrei, che si chiamavano Frank.
Questo fu il principio della fine per una ragazza di 15 anni, Anna e per la sua famiglia. Conosciamo questa terribile storia perché Anneliese Marie, detta Anna, amava scrivere, e negli ultimi due anni aveva raccontato nel suo diario tutti i particolari della sua vita da reclusa. Anna era nata a Francoforte sul Meno, in Germania, il 12 giugno 1929, da Otto Frank ed Edith Hollander, entrambi ebrei di ottima famiglia.
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In seguito alle leggi razziali emanate da Hitler nel 1933 i coniugi Frank decisero di trasferirsi in Olanda insieme alle due piccole figlie, Margot ed Anna.
Otto dirigeva la filiale olandese di un’importante azienda, gli affari andavano bene e la famiglia Frank viveva nell’agiatezza. Margot era piuttosto timida,mentre Anna era più estroversa. Dopo soli sette anni di tranquillità, nel 1940 i nazisti invasero l’Olanda ed anche qui iniziò la persecuzione razziale: gli ebrei non potevano muoversi in bicicletta come gli altri olandesi, dovevano esibire sui loro abiti la stella giudaica, non potevano avere un’automobile, non potevano muoversi in tram, non potevano uscire dopo le otto di sera.
I Frank si rifugiarono in un appartamento situato sopra gli uffici della sua ditta. Per accedervi bisognava oltrepassare uno scaffale girevole, contenente alcuni faldoni. Alla famiglia si aggiunsero presto Herman Van Daan, della stessa ditta di Otto, e sua moglie Petronella, il figlio Peter con il gatto nero Mouschi e, in un secondo tempo, il dentista Albert Dussel.
Erano i primi giorni di luglio del 1942 e le due famiglie cominciarono a sperimentare una vita in piena oscurità, resa possibile grazie all’aiuto delle segretarie degli altri dipendenti della Filiale di Otto e dei loro familiari.
Anne annota nel suo diario tutti i particolari della loro vita, i personaggi, le cose che gli accadono, le notizie che hanno della scomparsa delle altre famiglie ebree di loro conoscenza. Il 14 Agosto 1942 Peter viene descritto come ‘uno scioccone che non ha ancora sedici anni, noioso e timido, dalla cui compagnia c’è poco da aspettarsi…” In realtà dopo poco tempo sbocciò tra loro un flirt adolescenziale, che però finì per la delusione di lei. Peter infatti era agli occhi di Anna troppo timido, insicuro, senza scopi da raggiungere, senza una fede. nemmeno diritto ai tagliandi annonari per ricevere i viveri razionati.
La dieta delle due famiglie di rifugiati era basata su cibi a lunga conservazione, su ortaggi, fagioli, cavoli, rarissimi pezzetti di carne e patate. I rapporti familiari invece erano un po’ tesi.
Anne non andava d’accordo con la madre, era gelosa delle attenzioni del padre per la sorella, i coniugi Frank sembravano aver completamente dimenticato la loro luna di miele.
C’erano poi tensioni con l’altra famiglia e con l’altro ospite, come è del resto comprensibile dato l’esiguo spazio a loro disposizione, la paura di essere scoperti, la necessità di passare le ore del giorno completamente immobili per non farsi sentire nel sottostante ufficio.
Di tutto questo Anna scriveva nel suo diario, fino al 1 Agosto, poi più niente. Dopo l’irruzione della Gestapo infatti i Frank ed i Van Daan furono trasferiti nel campo di Westerbork,in Olanda, per essere poi deportati ad Auschwitz.
Le donne furono poi trasferite nel vicino campo di Birkenau ed Otto Frank non rivide mai più la moglie e le figlie. Margot ed Anna furono colpite dalla scabbia e ricoverate in un reparto apposito, seguite dalla mamma Edith che rimase con loro fino al 28 ottobre, quando le due sorelle furono trasferite a Bergen Belsen, vicino Hannover, in Germania.
Questo non era un campo di sterminio, ma era un campo molto affollato e disorganizzato, dove era facile contrarre malattie. Ciò infatti avvenne per le sorelle Frank, che furono colpite dal tifo nel febbraio del 1945.
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
Non sapevano che la madre, Edith, rimasta ad Auschwitz era nel frattempo morta di denutrizione e di dolore il 6 gennaio. A distanza di tre giorni l’una dall’altra, in febbraio morirono anche Margot e Anna. Per un tragico destino questo avvenne solo tre settimane prima della liberazione del campo da parte delle truppe alleate.
L’unico sopravvissuto fu Otto che, appena liberato, tornò in Olanda, senza più la sua famiglia, né alcuno dei suoi forzati conviventi.
L’ex vicino, Herman Van Daan era stato mandato nella camera a gas, ad Auschwitz, proprio sotto i suoi occhi, la moglie era morta a Buchenwld, proprio nel giorno in cui il campo veniva liberato, il figlio Peter era morto nel campo di Mauthausen; il dottor Albert Dussel era deceduto nel campo di Neuengamme. Una sola cosa era rimasta: il diario di Anna, che fu pubblicato per la prima volta nel 1947.
Solo di recente è stato ripubblicato il diario nella sua edizione integrale, raggiungendovi quelle parti tagliate da Otto per motivi di riservatezza familiare. Cosi’ scriveva Anna, ad esempio, dei suoi genitori: ”In questo matrimonio non ci sono litigi, né divergenze di opinioni, ma non si può certo parlare di matrimonio ideale. Papà stima la mamma e prova affetto, ma non si tratta di amore, di matrimonio, da come li vedo’… Oggi questo diario è uno dei libri più letti del mondo, tradotto in 55 lingue.
Per ironia della sorte Anna è oggi la scrittrice più conosciuta al mondo: esattamente quello che, nei suoi sogni di ragazza, avrebbe voluto diventare…
Dr, Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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