Aggressività: da cosa dipende? Come si manifesta? Relazione sulle Coppie Non Monogamiche
L’aggressività è un comportamento che può manifestarsi in varie forme, da quella fisica a quella verbale, ed è spesso legato a istinti primordiali di difesa o dominio. Può essere espressione di emozioni come rabbia, frustrazione o paura, ma anche un mezzo per affermare potere o controllo. Cerchiamo di saperne di più.
DEFINIZIONE DI AGGRESSIVITÀ
In psicologia, il termine aggressività si riferisce a una serie di comportamenti che possono provocare danni fisici e psicologici a se stessi, agli altri, o agli oggetti presenti nell’ambiente.
GLI STUDI SULL’AGGRESSIVITÀ
Cesare Lombroso
Cesare Lombroso, antropologo e psichiatra, vissuto nella seconda metà dell’ottocento, si sforzò di evidenziare, nei criminali, note morfologiche particolari, considerandole espressioni di un’anomalia di formazione. Distinse due tipi di delinquenti: il ‘delinquente nato’, per il quale la criminalità è insita nella propria natura ed il ‘delinquente occasionale’, portato al delitto da fattori causali diversi. Il delinquente nato era considerato un soggetto non recuperabile, da sopprimere o da rinchiudere, mentre per i delinquenti occasionali si poteva prevedere la ‘rieducazione’ in carcere.
Nel suo lavoro principale ‘L’uomo delinquente’, del 1876, Lombroso sosteneva che i criminali non compiono azioni aggressive per un atto di volontà malvagio libero e cosciente, ma piuttosto perché hanno tendenze malvagie, originate da un’organizzazione fisica e psichica diversa dall’uomo normale.
Lombroso studiò a lungo i crani, le facce, i piedi, le abitudini di vita di famosi criminali, allo scopo di dimostrare scientificamente che l’uomo delinquente possedeva tratti subumani, che lo differenziavano dal resto della popolazione ed erano responsabili delle sue tendenze aggressive. Questi studi non hanno prodotto risultati scientificamente dimostrabili ed oggi questa teoria è stata definitivamente abbandonata.
Una intervista sulla Timidezza
Neuroscienze
Nella ricerca moderna sulle strutture neuroanatomiche, è parso chiaro che i sistemi neuronali coinvolti nel comportamento aggressivo sono localizzati soprattutto nel sistema limbico e nel tronco dell’encefalo. Diversi studi hanno dimostrato ad esempio che lievi stimolazioni elettriche del sistema limbico nei ratti sollecitano violenti attacchi nei confronti degli animali vicini.
Ricerche sull’influenza del sistema neuroendocrino hanno individuato nel testosterone – ormone sessuale maschile – un importante modulatore dei comportamenti aggressivi, che spiegherebbe anche la maggiore aggressività dell’uomo rispetto alla donna. Anche nelle donne particolarmente aggressive sono stati trovati alti tassi di testosterone.
Quello che non è ancora del tutto chiaro è se è l’aggressività che porta ad avere alti livelli di testosterone, o se è il testosterone che determina i comportamenti aggressivi… Possono inoltre esservi fattori genetici che influenzano l’aggressività, specialmente in modo indiretto, determinando problemi nello sviluppo cognitivo (es. deficit dell’attenzione, basso QI ecc.) che a loro volta possono sfociare in condotte anti-sociali.
Psicoanalisi
Anche la psicoanalisi si è occupata di trovare un’origine alle condotte aggressive e lo stesso Freud individuò, in un primo momento, l’aggressività come una reazione alla frustrazione sperimentata da una persona durante la ricerca del piacere (ad esempio il neonato cerca il suo piacere nel cibo, che però non sempre gli viene dato al momento in cui lui ne sente il bisogno; da qui la frustrazione e l’aggressività, che rappresenta una strategia comportamentale per allentare lo stato di tensione generato dal mancato soddisfacimento immediato del suo bisogno).
In una fase successiva Freud formulò invece la teoria della pulsione di morte, Thanatos, antagonista dell’istinto di vita, Eros. Obiettivo dell’istinto di morte era quello di far tornare l’individuo allo stato inorganico di partenza e a questo si opponeva l’amore, o Eros, con la sua forza vitale. Il comportamento aggressivo, secondo questo modello, avrebbe dunque il duplice scopo di portare all’esterno questa forza, altrimenti auto-distruttiva, e di ridurre lo stato di tensione pulsionale. Freud vedeva nell’aggressività una caratteristica innata degli esseri umani.
Etologia
Poi sono venuti gli etologi; Konrad Lorenz in testa, che hanno in qualche modo confermato l’ipotesi di Freud: cosa fanno gli animali a cui non è permesso lottare per il cibo, per l’accoppiamento, per la difesa del territorio, per il rispetto della loro posizione gerarchica all’interno del gruppo? Esprimono aggressività, si cimentano in estenuanti lotte.
Da un punto di vista etologico dunque, l’aggressività è un istinto primario, trasmesso ereditariamente per favorire l’adattamento della specie, anche umana. Gli esemplari maggiormente aggressivi infatti hanno sempre maggiori possibilità di successo nella sfida per la sopravvivenza e possono riprodursi, trasmettendo le proprie caratteristiche.
FORME DI AGGRESSIVITÀ
L’aggressività può manifestarsi in vari modi:
- Fisico
- Verbale
- Psicologico
SCOPI DELL’AGGRESSIVITÀ
L’aggressività può servire a diversi scopi, tra cui:
- Esprimere rabbia o ostilità;
- Affermare il proprio potere su qualcosa o qualcuno;
- Intimidire o minacciare qualcuno;
- Raggiungere un obiettivo;
- Esprimere il possesso di qualcosa;
- Reagire alla paura;
- Reagire al dolore;
- Competere con gli altri.
TIPI DI AGGRESSIVITÀ
Aggressività impulsiva: nota anche come aggressività emotiva, l’aggressività impulsiva è caratterizzata da forti emozioni, di solito la rabbia. Questa forma di aggressività non è pianificata e spesso si decide sul momento.
La ricerca suggerisce che l’aggressività impulsiva, specialmente quando è causata dalla rabbia, innesca nel cervello il sistema di risposta acuta alla minaccia, che coinvolge l’amigdala, l’ipotalamo e il grigio periacqueduttale (PAG).
Aggressività strumentale: nota anche come aggressività predatoria, l’aggressività strumentale viene spesso attentamente pianificata e di solito si mette in atto per raggiungere un fine. L’obiettivo dell’aggressore è ottenere qualcosa danneggiando qualcosa o qualcun altro.
Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere
Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
FATTORI CHE INFLUENZANO L’AGGRESSIVITÀ
Molti fattori diversi possono influenzare l’espressione dell’aggressività, tra cui:
Fattori biologici: gli uomini hanno maggiori probabilità di essere aggressivi sul piano fisico, rispetto alle donne; le donne invece hanno minori probabilità di intraprendere aggressioni fisiche, anche se possono essere molto aggressive tramite l’aggressività verbale e relazionale o il rifiuto sociale.
Fattori ambientali: questa aggressività dipende dallo stile di vita condotto, specialmente nell’infanzia e nell’adolescenza. Le persone che crescono assistendo a più forme di aggressione sono più propense a credere che tale violenza e ostilità siano socialmente accettabili.
Il famoso esperimento con la bambola Bobo di Bandura ha dimostrato che l’osservazione può avere un ruolo nel modo in cui viene appresa l’aggressività (nell’esperimento dei bambini dovevano guardare un video clip in cui un modello adulto si comportava in modo aggressivo nei confronti di una bambola Bobo: dopo aver visto queste scene si è visto che i bambini avevano maggiori probabilità di imitare quelle azioni quando gli veniva data l’opportunità, rispetto a coloro che non avevano assistito a queste scene.
Fattori fisici: alcune malattie, quali l’epilessia, la demenza, la psicosi, l’abuso di alcool, l’uso di droghe e lesioni o anomalie cerebrali possono influenzare l’aggressività.
Dr. Walter La Gatta
Immagine
Pixabay
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)
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Ho trovato il suo articolo molto interessante, ma non capisco alcune cose.
Nel mio caso specifico sono una donna di 34 anni, con un livello di testosterone nella norma (quindi naturalmente “basso” rispetto a un uomo), un alto QI, un dottorato di ricerca in tasca e una famiglia normale alle spalle.
Non ho comportamenti anti-sociali, sono scarsamente emotiva (non mi faccio travolgere dalla sfera dei sentimenti) e so gestire normalmente i rapporti sociali.
Nonostante questo ho un livello di aggressività e di competitività di gran lunga maggiore di tutti i maschi da me conosciuti.
Non è che dipenda dall’educazione ricevuta? Per farle un esempio da bambina non sono mai stata obbligata a giocare con le bambole, o a seguire modelli comportamentali tipicamente femminili (non sono stata cresciuta col mito della “brava bambina”). Non è forse che sia solo un condizionamento culturale l’essere più o meno agressivi?
Viaggiando molto per lavoro, notavo come le donne arabe fossero solo apparentemente meno aggressive dei maschi, e come invece tirassero fuori la loro “ferinità” non appena gli uomini (considerati come controllori) fossero lontani.